Vlassis G. Rassias, "Degli Dèi Patrii" (introduzione)






   

Benchι si tratta di un dato clamorosamente scandaloso, intanto l'assenza totale di una seria bibliografia neogreca a proposito della Religione Patria Greca sembra di non infastidire per nulla i, per decenni, cosiddetti "portavoce dello spirito" del nostro paese. Ciò certamente non si deve a una … stupida demonofobia, simile a quella dei conquistatori ottomani che spinti dal fanatismo religioso avevano vietato lo sbancamento di marmo di Paro, temendo che i Greci avrebbero costituito delle statue e ... i "demoni antichi" sarebbero poi entrati dentro di loro ad animarli. Per contro, al di là di quanto generalmente sostenuto circa l'insussistente "civiltà ellenocristiana", sapevano e continuano a sapere loro tutti, nessuno escluso, che uno non può scrivere sul serio sulla Religione Patria Greca, senza elogiarla e conseguentemente trovarsi in diretta ed espressa contrapposizione con l'universalità del sedicente "Monoteismo", ossia con un dogma religioso autoritario il cui non riconosce nemmeno il diritto di esistere a convinzioni altre tranne le imballate proprie. Senza di conseguenza trovarsi in diretta ed espressa rivalità tanto con il Cristianesimo, quanto con la Religione Ebraica e il Musulmanesimo.

Dall'altra parte, tutti quei compiti cospicui di intellettuali "occidentali", che videro la luce della pubblicità principalmente negli ultimi tre secoli, perdono seria parte della loro importanza solamente e semplicemente ad accorgersi che tutta l'educazione e la cultura dentro la quale loro sono nati, hanno vissuto, hanno studiato e si sono evoluti a pensatori e studiosi, è stata fino il fondo condizionata dal (cosiddetto "monoteistico") modo dualistico di ragionare sulle cose, ma anche dalla menzogna storica – e in alcune occasioni forse anche illusione – di una supposta reincarnazione dei valori del Mondo Greco Antico dentro la civiltà del cosiddetto "Occidente". Se però l'"Occidente" merita il nostro immenso rispetto per il fatto che esso si è riuscito ad abbattere dall'interno e limitare a un assolutamente, o quasi, ruolo religioso quel incubo della Teocrazia Medievale, un chiarimento che in una minorità di paesi "europei"  – purtroppo della Grecia compresa – purtroppo non è stato mai fatto, non gli tocca intanto nemmeno minimamente il titolo del ... "continuatore" della civiltà Greca Antica. Prima perchι quell'ultima non è mai stata "occidentale", o "europea", ma un fenomeno chiaramente mediterraneo-orientale con una serie di reciproche influenze con le allora sue civiltà circostanti. Secondo perchι è stata completamente distrutta dalle orde delle tenebre, che nel quarto secolo d.i.c.c (dopo l'inizio della cronologia cristiana), carbonizzarono e distrussero quasi tutte le sue opere, sia scritte, sia icastiche/architettoniche. E terzo perchι come già detto la reinvenzione dei valori culturali greci antichi nel corso del'Illuminismo europeo occidentale, fu basata esclusivamente ai disperatamente pochi documenti che la Teocrazia "monoteista" aveva permesso che fossero salvati, cioè ai più innocui secondo le qualche volta furbe, qualche volta stupide sue valutazioni. Ma anche perchι è di fatto avvenuta – con l'eccezione di casi molto rari dove si è valorosamente osato il salto ai livelli dell'ottica politeista, come per esempio accade col poeta parnassista Leconte de Lisle (1818-1894) o col pensatore illuminato Louis Emile Menard (1822-1901) il quale l'ellenista Pierre Louys chiama "pagano appassionato, santo uomo" –, da menti le quali purtroppo non erano mai state iniziate all'Anima Precristiana.

E da qualche parte il noto Ernest Renan (1823-1892), mentre trova se stesso obbligato di confessare che "il Monoteismo è diventato elemento cosi sostanziale della nostra mentalità cosicchι ogni nostro tentativo di comprendere il Politeismo dell'antichità sarebbe quasi vano" non manca altrove di avvertirci che ... "la religione dei Greci rimase sempre una carina infantilità" (!!), mentre perfino lo stesso gigante del Nichilismo filosofico Friendrich Wilhelm Nietzhce (1844-1900), colui che riusci a cogliere – nel modo che l'ha colta – la tanto diffusa nel mondo precristiano idea di "Posizione Al di là del Bene e del Male", colui che osò proclamare come di fronte ai Greci l'uomo suo contemporaneo non aveva nemmeno il ... diritto di esistere (!!), non riuscì mai ad annientare la dualità nascosta dentro anche il suo pensiero. La dualità che lo ha condotto a descrivere in termini di contrasto/contrapposizione e non di affinità/interrelazione, quelli che chiamò elementi “Appoloniano/Dionisiaco” dentro l'Anima Greca.

Fuori comunque dal loro auto-invescarsi, i pochissimi pensatori e scrittori veramente ellenisti "occidentali" meritano il nostro più profondo rispetto in quanto ovviamente sono stati il migliore che questa culturalmente autoritaria, monolitica e bloccata umanità cristiana poteva dare in difesa dell'Anima Antica, mentre diversi di loro e i relativamente più recenti (Otto, Seltman, Vernant ecc.) in alcuni, non pochi, loro momenti hanno toccato in grado esaltante quest'ultima. E oltre a ciò non dobbiamo dimenticare, o disconoscere, che la spianatrice guidata "dall'altra parte", da secoli fa passare sistematicamente, appoggiandosi alla violenza della maggioranza numerica schiacciante e solo ad essa, le sue opinioni insussistenti e arbitrarie a proposito del Mondo Antico. Gli antichi, vale a dire i veri e autentici Greci, sono accusati sistematicamente e in continuazione – e in più non soltanto da "teologi" ignoranti e proselitisti del cosiddetto "Monoteismo", ma anche da presunti storici "amanti della civiltà greca" – come "gli illusi circa il divino per eccellenza" e come adoratori di idoli, mentre la Religione Patria Greca viene chiusa con il lucchetto nell'archivio del tempo come... "religione morta" (!!) – come se fosse mai possibile che gli Dei avessero... scadenza, dopo il termine o il restringimento di un qualsiasi loro culto di massa.

Esempio classico di questa mentalità sono le parole del presunto "ellenista" Egon Friedell  – al minimo inaccettabili se si pensa al livello delle sue conoscenze – nel libro "Storia Culturale della Grecia Antica": "I Greci quindi non credevano sostanzialmente a niente, tranne che ad alcuni pregiudizi eccessivamente umani. Quando con il passare del tempo pure loro furono disintegrati, non rimase al posto loro che un flaccido deismo o un palese ateismo"(..). Un altro esempio rumoroso viene dato dallo scrittore americano Thomas Bulfinch (1796-1867), che nell'introduzione del suo libro "The Age of Fable" scriverà pieno di fiducia religiosa le seguenti: "le religioni dell'antica Grecia e Roma sono definitivamente perite. Le divinità dette "Olimpie" non ne hanno neanche uno di uomo vivo a credere ad esse". Qui abbiamo la stupidità dell'arroganza "monoteista" in tutto il suo splendore. Certamente anche nei giorni di Bulchinch sulla Terra, esistevano i politeisti Kafir Kalas del Caucaso Indiano, ma anche "molti altri" nelle società "occidentali; nella sua vecchiaia potrebbe vedere l'apostolo illuminato dell'Ellenismo Menard difendere furiosamente nel suo libro "Polytheisme Hellenique" (1863), l'opinione che il Politeismo consiste nel culto di un ben ordinato e naturale mondo.

Parentesi: Forse certo dovrebbe essere messa finalmente un tempo la questione molto importante del quanto abbia diritto o no un intellettuale "monoteista" giurato di pretendere che quanto lui scrive a proposito della religione greca antica dovesse essere preso sul serio, ma anche fino a quanto noi, della parte opposta, siamo obbligati di fargli un favore del genere. Se un musulmano va a scrivere "compiti" per il Cristianesimo, lo stigma pesante dell'intransigenza e della rivalità dichiarata, danneggerà gravemente – come peraltro è naturale –  la consistenza della sua opinione. Perchι allora lo stesso non vale in relazione alla consistenza delle opinioni dei servitori del totalitarismo "monoteista" rispetto alla Religione Patria Greca? Qui il lettore viene chiamato a rispondere da solo. Secondo il suo giudizio...

La loro arroganza e intolleranza è in conclusione più che nota. Obbedendo ciecamente alle istruzioni rigide del Dio Israelita Yahveh non tollerano l'esistenza di eterodossia, non tollerano cioè altra voce tranne la loro propria. E allora perchι siamo noi obbligati a prendere sul serio tutto quanto l'astiosità, l'ottusità e l'odio istituzionalizzato, detta ad alcuni di dire e di scrivere? Ad alcuni che considerano non inconciliabili con la natura umana alcuni "comandamenti divini" come la ben nota "gli altari loro vuoi devastare e gli idoli loro vuoi distruggere e i boschi loro vuoi tagliuzzare. Perchι non vuoi inchinarsi di fronte ad altro Dio. Perchι il Signore il cui nome è Invidioso è un Dio Invidioso..Non fare mai accordo con gli abitanti della terra...". Ad alcuni che non riconoscono semplicemente sacralità a "comandamenti" del genere, ma che continuano a seguirli fedelmente ancora oggi. Cosa veramente ci possono dire sul serio loro, i cui "santi padri", offendevano sporcamente gli Dei Greci, chiamandogli "demoni satanici"? Loro, che – come peraltro confessa lo stesso Tertilliano – hanno risposto con disdegno all'imperatore Tiberio, quanto lui, nell'ambito della regolare libertà di culto dell'Impero, li propose la divinizzazione del crocifisso Joshuà e la sua entrata nel Pantheon romano (!!). Loro che secoli dopo ma sempre arroganti allo stesso se non maggiore grado, prenderanno in giro il distinguibile filologo tedesco Otto, con espressioni come queste: "è convinto dell'esistenza di Zeus prof. Otto?, "Sì"."E pregate a Zeus?", "Sì"."(ridendo) Ma, allora prof.Otto gli dovete offrire pure dei... sacrifici!". E qui la parentesi si chiude.

La già menzionata arbitrarietà schifosa – della maggioranza purtroppo – dei cosiddetti studiosi "occidentali" della Grecia Antica, non si limita certo a un livello strettamente religioso. Anche sul livello del più generale ethos greco, sulla sfera della vita quotidiana, vedremo uno senza precedenti attacco feroce, diffamazione e disinformazione intenzionale. Sua causa, una – naturalmente incapace a trovare fondamenti storici –  superbia razziale, ma pure una invidia profonda, forse a causa della moralità cristiana. Un buon esempio è forse il professore tedesco Ernest Borneman, il cui nel suo libro "Il Patriarcato", il quale sorprendentemente si occupava non degli ebrei ma della … Grecia e...Roma, presenta un concerto di imprecisioni diffamatori per i Greci, che certamente vengono scritti volontariamente. Avendo prima anche lui narrato tutte le menzogne sancite degli … immensurabili amori " omosessuali" e "incestuosi" degli Dei Greci (..), ci serve alla fine pure l'inaccettabile versione del suo compatriota omosessuale Hans Licht a proposito del nominativo "Orthìa" (Alzata) della Dea Artemis alla città di Sparta: i di fronte al suo altare "flagellati" giovani spartani, si suppone che venivano in erezione eccitati dal flagellamento (!!), una versione che soltanto una mente malata può "concepire", quando per di più è non solo "materiale storico di recupero", ma anche ben conosciuto, che il nominativo in parola derivava dal fatto che lo xoanon "diipetès" (venuto dal cielo) della Dea, è stato trovato in posizione eretta da Astravakos e Alopekos, i quali di fronte al suo aspetto delirarono mentre il "flagellamento" faceva parte degli avanzi di alcuni antichissimi sacrifici umani tramite sorteggio, a scanso di una "maledizione" che si credeva fosse arrivata a Sparta da questo xoanon misterioso.

Al di là del sormontamento di tutti questi incagli che la conforme "stupidità intenzionale" ha bravamente e con molta furbizia innestato dentro la bibliografia sulla Grecia, in ordine per qualcuno di avvicinarsi in qualche modo alla concezione degli Greci antichi del Mondo, come peraltro quella del Divino/Sacro – che in qualche modo si identificano – deve definitivamente cestinare anche pure tutte quelle altre risibilità dei contemporanei sedicenti "scientifici" e "lineari" ermeneuti delle religioni, mitologie e concezioni del mondo precristiano. Intendo quelle deludenti superficialità del tipo "l'uomo primitivo si impressionava o si spaventava dai fenomeni naturali intorno a lui e li divinizzava" (..).E questo perchι una interpretazione del genere, mette immancabilmente nello stesso sacco ogni tipo di concezione politeista o panteista del Mondo, con ogni tipo di animismo "iniziale" o totemismo delle società che appena sfuggano dalla condizione semi-selvaggia. Si tratta di una interpretazione molto comoda, che risponda sì "efficientemente" a tutte le questioni sul grado della verità di quello che il cosiddetto "Monoteismo" rivendica per se stesso, di essere cioè la … "suprema tra tutte le concezioni del Divino", ma questo vale soltanto per i suoi seguaci e per nessun altro. La natura pluridimensionale dell'Universo stesso peraltro, non sembra di essere tanto d'accordo con unidimensionali e semplicistiche sue interpretazioni, a meno certo che qualcuno non si inchina senza condizioni di fronte al noto e orribile dogma del fondatore sostanziale della Religione Cristiana Saul o "Paolo": "Credere e non indagare" o la singolare assurdità dell'altrettanto noto Tertilliano: "Credo perchè è assurdo" (..)

(Non esiste Uno che non sia anche Multiplo, e inoltre la parola stessa "Monoteismo" è estremamente ingannevole, ugualmente ingannevole peraltro con la parola "Politeismo". Parlando del primo sostanzialmente non parliamo d'altro che del più estremo – e per questa ragione anche pure del più ingenuo –  prodotto di enoteismo del secondo:Il cosidetto "Monoteismo", è semplicemente un caso di acromatismo totale. Da tutti gli infiniti colori e le infinite carnagioni del Divino, lui può accorgersi solo di due: Bianco e Nero, in contraddizione per di più assoluta, senza la pur minima presenza di "grigio". E qui dovremo riferire in giunta che la vera e eterna rivalità di queste uniche due concezioni del mondo non importa il numero del Dio o degli Dei, ma la relazione e la posizione che lui abbia o loro abbiano dentro quello che i Greci chiamarono "Kòsmos")

Chiuderemo, infine, l'introduzione di questo libro sottolineando che chi vuole veramente avvicinarsi alla concezione del mondo dei Greci, o – ancora peggio per le sue forze –  accostarsi ad essa, deve prima oltrepassare i suoi sbarramenti,  accettare la, purtroppo estranea per l'uomo moderno, predisposizione dell'Estasi (cioè di posizionarsi oltre gli stretti "qua", "io" e "ora" che lo tengano prigioniero della cosiddetta Anima "cristiana") e di diffondersi nei fiumi dell'Anima Greca Antica: Franchezza, Tolleranza, Bellezza, Liberalità, Dirittezza, Umanesimo, e, sopratutto Attiguità verso il Divino ("l'ufficiatore antico non cerca di produrre qualcosa di augurabile..", citerà molto preciso Walter F. Otto al "Dioniso. Mito e rito"."..Al contrario, dispone del augurabile per eccellenza: L'Attiguità del Dio"). E l'accento questo ci si mette perchι, ci piace o non ci piace, ci è o no simpatico, ci fa o no comodo, l'autentico e vero Greco, cioè l'antico, non può essere compreso nι tramite un ingenuo folclore, nι tramite una completamente superficiale Filologia, neppure tramite una in ogni caso malintenzionata psicologia nazionale. Ancora peggio, l'"accademismo", la "neutralità" e il pseudo"oggettivismo", soltanto in un nebuloso vicolo cieco guideranno coloro che – naturalmente pensando con astuzia –  li sceglieranno come dette "vie di mezzo". Come se fosse mai possibile di esistere... una "via di mezzo", tra l'allievo degli Dei Greco e l'inginocchiato superstizioso piccolo uomo (indipendentemente a che scusa lui usa per assoggettarsi all'inesistente Dittatore del Cielo).

Charles Seltman, molto accuratamente, arriva fino a sostenere la necessità di un … "pagamento di pedaggio" in ordine di giungere alla benedetta approssimazione all'Anima Greca Antica, quando dice testualmente le seguenti: "Omero e Sofocle, Pericle e Platone, Aristotele e Alessandro, Atene, Sparta, Corinto. Fino a questo punto non c'è nessun ostacolo, intellettuale o emozionale, o psicologico, che ci isola da questo paese e il popolo che lo abitò. Dal momento però che tenteremo di capire gli Dei e le convinzioni della Grecia Antica, automaticamente una serie di ostacoli, psicologici, emozionali e intellettuali ci ingabbiano e ci tengono prigionieri. Dobbiamo quindi pagare il pedaggio per trascorrerli, spogliando noi stessi dai tanti pregiudizi secolari e i divieti, affinchι ci venga consentita l'entrata dentro quel regno seducente che ci mostrerà come Zeus e Apollo, Ermes e Afrodite, sono stati Dei perfettamente reali per alcuni  intelligentissimi umani in carne e ossa, che in un modo strano assomigliavano a noi." ("The Twelve Olympians And Their Guests")