ELLADE IMPERITURA
Intervista a Vlassis Rassias
D - Vlassis, anche la stampa
italiana ultimamente si è accorta che in Grecia è
"tornato il paganesimo". Ma ai lettori italiani non è
facile capire, da quel che leggono sui loro
quotidiani, cosa sta veramente accadendo nella tua
nazione. Puoi dunque fornirci una sintesi storica su
come è nato e si è evoluto il moderno movimento
gentile ellenico fin dalle sue prime
origini?
R - In una forma o nell'altra,
il paganesimo greco è sempre sopravvissuto nel corso
dei secoli di occupazione straniera e cristiana
(Romani orientali - i cosiddetti bizantini -,
Franchi, Veneziani, Turchi ottomani), emergendo
occasionalmente alla superficie quando la tirannia
sembrava allentarsi. Il paganesimo ellenico, che è
sopravvissuto fino al IX secolo in posti come la
Laconia o Creta, è riemerso nel XIII secolo con le
insurrezioni anti-bizantine di Leo Sgouros e Leo
Chamaretos, nei primi del XV con il filosofo Giorgio
Gemisto Pletone e poi, nel tardo XVIII, nelle isole
ioniche.
Inoltre, troviamo invocazioni a
"Zeus Padre" in alcuni degli iniziali decreti del
Primo Concilio Nazionale del moderno Stato greco, e
attraverso certi individui, per lo più intellettuali,
il paganesimo greco ha raggiunto i nostri
giorni. Negli ultimi tre decenni, quando la democrazia
ha trovato finalmente delle solide radici nel nostro
Paese, la religione etnica greca è riemersa in
pubblico. C'è voluto del tempo perchι trovassimo il
coraggio per uscire all'aperto. Anche se è dal 1986
che svolgiamo riti in lontani siti dell'antichità, ci
siamo esposti pubblicamente solo nel 1991, con la
ubblicazione della rivista "Diipetes" e con il mio
primo libro, dove difendevo apertamente gli Dei
e le Dee della nostra religione
ancestrale.
D - Quali sono le
caratteristiche specifiche del tuo movimento, l'YSEE,
sotto il profilo teologico, rituale, culturale ed
organizzativo?
R - In quanto principale,
benchι non esclusivo, organo di rappresentanza dei
pagani ellenici, l'YSEE oggi si trova nella condizione
di dover accettare tutte le forme di paganesimo greco
adatte al presente, senza alcuna limitazione in
termini di teologia e di prassi. Noi definiamo la
religione etnica greca come l'insieme di tutte le
credenze degli ethnikoi (non cristiani) greci del
passato, del presente e del futuro riguardo al
mondo, agli Dei, alla natura e le sue
manifestazioni materiali, agli uomini e agli
animali.
La nostra religione si fonda
sulla Verità del Mondo, e accetta la realtà così
com'è, non come viene rappresentata dall'insicurezza
umana. Identifica nella Giustizia e nell'Armonia le
leggi fondanti dell'Universo, e non attribuisce agli
Dei ciò che pertiene agli esseri umani e agli animali.
Non si occupa di morale, nι di giudicare presunti
peccatori o di terrorizzare insicuri esseri umani.
Insegna invece la saggezza ultima che consiste
nell'accettare la realtà, nel parteciparvi e
nell'onorare le sue componenti (cioè le leggi naturali
e gli Dei).
La nostra religione non è stata
fondata da una o più persone, da "profeti" o "uomini
divini", ma costituisce uno sviluppo spirituale senza
inizio e senza fine, ed è espressione dell'entità
biologica, sociale, politica e culturale del
cosiddetto ethnos greco. La nostra religione ha per lo
più una dimensione collettiva e benefica (poichι
esercita una certa influenza sulla comunità). I
suoi sacerdoti sono i rappresentanti (eletti) della
comunità dinnanzi agli Dei, non il contrario (i
rappresentanti degli. Dei dinnanzi al popolo!) Il
nostro scopo principale non è quello di discutere di
Dio o della parola di Dio, ma di agire, di
seguire un rito ripetuto, che mantiene l'invisibile
catena della vita, che lega il passato al futuro, e
gli antenati ai loro discendenti.
D - In Grecia la Chiesa
ortodossa ha costituito un elemento decisivo per
l'identità nazionale ed ha avuto ed ha un certo peso
anche nella politica del Governo. Quali sono i vostri
rapporti con la Chiesa da un lato, e con lo Stato
dall'altro?
R - L'opera che la Chiesa e i
suoi servitori politici hanno svolto dalla metà del
XIX secolo non consiste nella formazione, bensì nella
distorsione dell'identità dei Greci di oggi. Lo stesso
sistema che nel corso dell'occupazione ottomana ha
maledetto il nome etnico di "elleno" ha cercato di
manipolare, nell'ultimo secolo e mezzo, una nazione
ora libera, che ha deciso di chiamarsi "Hellas", per
il proprio beneficio teocratico. La cosa peggiore che
la Chiesa ha fatto è stata quella di storpiare
l'identità nazionale greca per mezzo della ridicola
equivalenza del termine "ellenico" (greco) con quello
di "cristiano ortodosso".
A tutt'oggi essi ripetono
questa equazione, questo monumento all'assurdità e
alla contraddizione, e anche lo Stato ufficiale sembra
felice di accettarla, di fatto escludendo
dall'identità nazionale greca i suoi cittadini non
ortodossi, tra i quali noi, i seguaci della vera
religione greca e della sua tradizione ancestrale. In
particolare, nel nostro caso, la Chiesa si comporta
come se non avessimo diritto di esistere. Sia i suoi
rappresentanti ufficiali che i suoi sostenitori
più agguerriti colgono ogni occasione possibile per
insultare noi e i nostri valori; per questo non
possiamo al momento che considerarli i nemici
più fanatici dell'ellenismo.
Il caso dello Stato invece è
più particolare, poichι esso cerca contemporaneamente
di soddisfare la brama economica e politica dei
teocrati e di fornire un'immagine moderna di sι nel
contesto europeo, attraverso la tolleranza verso
persone come noi. Lo Stato si trova in una posizione
molto difficile: evita ogni aperto contrasto con i
teocrati, ma allo stesso tempo
mette da parte la
volontà di distanziarsi da essi. Il problema più
grande dello Stato in ambito politico consiste nel
fatto che non ha ancora stabilito il modo in cui
religioni e credenze al di fuori del
cristianesimo ortodosso, del giudaismo e
dell'islam sunnita (le tre entità religiose
pubbliche della Grecia) possano ottenere un
riconoscimento legale. Persino cattolicesimo e
protestantesimo non hanno ancora ottenuto un vero e
proprio riconoscimento legale in Grecia.
D - In Italia il ritorno alla
tradizione precristiana è un fatto piuttosto ιlitario.
Venendo in Grecia lo scorso anno, vostri ospiti al
Solstizio d'Estate, abbiamo scoperto con
sorpresa che la vostra, per quanto minoritaria,
è però una realtà a suo modo "popolare", che coinvolge
varie classi d'età, le famiglie. Come spieghi
questo "successo"?
R - Non userei la parola
"successo": ritengo che l'espressione più adatta
sarebbe "risultato naturale". La maggior parte dei
Greci che si definiscono cristiani ortodossi lo fanno
perchι non sono mai stati informati del fatto che è
possibile essere Greci senza essere ortodossi. Quando
le persone vengono a sapere di noi, anche se magari
non si dimostrano abbastanza intraprendenti da
combattere la loro falsa identità e il loro
indottrinamento cristiano, di solito ci vedono di buon
occhio. L'unica eccezione sono gli ortodossi fanatici,
che non costituiscono comunque più del 20% della
popolazione. Generalmente, la Grecia pre-cristiana è
vista come un qualcosa di buono dal greco medio;
e questo spiega anche le difficoltà dei teocrati nel
loro tentativo di assicurare che la popolazione
rimanga ignorante e poco informata riguardo a ciò che
noi rappresentiamo.
D - L'YSEE fa parte del World
Congress of Ethnic Religions (WCER). Quali credi che
siano le prospettive future delle religioni etniche in
Europa? Inoltre, ritieni che, rispetto all'identità
cristiana, quella gentile sia un fattore di
maggiore unione o di maggiore divisione per gli
Europei? Lo chiedo perchι la religione etnica si
lega ad un'identità particolare, quella cristiana ha
invece caratteri universalistici, e molti pertanto
ritengono che la prima non aiuti a formare una
coscienza comune europea.
R - Anche se alcuni pensatori
europei hanno già detto che "la conversione
dell'Europa è stato il più disastroso evento nella
storia dell'umanità", personalmente non vedo un roseo
futuro per le religioni etniche in Europa.
Ritengo che il passato pre-cristiano delle etnie
europee venga regolarmente diffamato dallo
status quo cristiano, e che purtroppo le stesse
etnie sembrino a tutt'oggi convinte che i loro
antenati fossero dei selvaggi, e che la
conversione, anche quando attuata col ferro e col
fuoco, abbia comunque portato loro la."civiltà".
Solo pochissimi popoli (e i Lituani sono un
esempio) sono fieri del loro passato pre-cristiano. È
un vero peccato che i discendenti delle vittime
di questa conversione siano grati a coloro che l'hanno
perpetrata con la violenza, e che seguano le loro
credenze e accettino la loro versione dei fatti
storici. Che ci piaccia o meno, però, la
situazione al momento è questa.
Nonostante ciò, e in
opposizione alle religioni monoteistiche, noi
pagani non abbiamo bisogno di una forma
universale per crescere e prosperare. Il nostro
motto, che dal 1998 è anche il motto del WCER, è
"uniti nella diversità". La nostra religione
semplicemente non può essere paragonata a quelle
monoteistiche. Come scrisse una volta J. P. Vernant,
siamo semplicemente religioni altre. Non c'interessa
dominare il mondo, controllare l'umanità o costringere
ogni donna e uomo del pianeta ad inginocchiarsi
dinnanzi ai nostri Dei. Ciò che c'interessa è
invece permettere ad ogni singolo ethnos del
pianeta di godersi la propria identità, i propri
riti ancestrali, la propria autodeterminazione e la
propria cultura unica e genuina.
D - Tu hai avuto modo di
conoscere, anni fa, uno dei fondatori del
Movimento Tradizionale Romano, Salvatore Ruta,
scomparso nel 2002. Pensa, io non ho avuto
questa fortuna. Vogliamo concludere con un suo ricordo
e con un auspicio per Roma ed Atene?
R - Io e mia moglie Marina
abbiamo incontrato Salvatore Ruta nella sua casa
a Messina, nel corso di una viaggio in Sicilia, nel
giugno del 1997. Siamo stati colpiti dalla sua
cortesia ed affabilità - cioè da ciò che gli
antichi descrivevano con il termine "humanitas".
Gli abbiamo portato in dono un'anfora con della
terra sacrificale dall'altare di Zeus Lykaios in
Arcadia, e siamo stati molto toccati quando ci ha
condotti all'interno del luogo dove conservava il suo
lararium. Egli rimarrà sempre nei nostri cuori.
Mi chiedi di esprimere un augurio per Roma e per
Atene. Ne formulerò uno per le Città Eterne (tra cui
l'eterna Sparta, città natale di mio padre), i
luoghi che vivono nei cuori di tutti gli individui di
valore di tutti i tempi. Il mio augurio è che
queste città possano risorgere un giorno,
inondate della luce blu di Aretι, e curare tutti
coloro che sono ancora sotto il giogo
distruttivo dell'errore monoteista
|